Come purtroppo accade spesso ultimamente le lavoratrici e i lavoratori della GKN hanno anche loro ricevuto per posta elettronica la comunicazione di licenziamento e di chiusura della fabbrica. Un fulmine a ciel sereno perché il gruppo industriale dell’automotive ha occultato incredibilmente tutte le operazioni di delocalizzazione delle produzioni mentre ai tavoli ufficiali parlava di futuro e investimenti nello stabilimento di Campi Bisenzio.
Così è partita una mobilitazione straordinaria con l’occupazione della fabbrica, il presidio permanente, tante iniziative, uno sciopero provinciale è una grande manifestazione cittadina il 11 agosto, giornata anniversario della liberazione di Firenze dal nazi-fascismo.
Il collettivo GKN ha testimoniato in queste settimane una straordinaria capacità di raccogliere consenso intorno a sé con la scelta di occupare la fabbrica per salvarla dalla volontà di dismissione del padrone. Un consenso largo, trasversale, molto più vasto di tante altre vertenze anche del recente passato.
Ha aiutato anche lo spazio che i media hanno, stranamente, concesso ai primi licenziamenti dopo l’accordo di CGIL CISL UIL con il governo sullo sblocco degli stessi.
Così come appare decisiva la radicalita’ di una RSU che, a prescindere dalle organizzazioni sindacali di appartenenza, ha sempre dimostrato un altissimo grado di combattività, ottimo livello di cultura sindacale, e grande capacità contrattuale.
Vogliamo sottolineare che la GKN rappresenta senza dubbio una delle esperienze sindacali più significative a livello nazionale per quanto riguarda la cosiddetta accordistica applicata.
Le grandi manifestazioni convocate dalla GKN che hanno attraversato Firenze, in particolare quella del giorno 11 agosto ci dicono che la vertenza sta andando ben oltre i cancelli della fabbrica assumendo quel carattere generale spesso evocato ma quasi mai raggiunto nelle vertenze di fabbrica.
La campana della Martinella, che come ogni anno suona a ricordare l’insurrezione del 1944 contro il nazi-fascismo, questa volta ci parla di una nuova necessaria liberazione, ci parla dell’appello all’insurrezione lanciato dai lavoratori GKN.
Il governo ha proposto al fondo Melrose, proprietario di GKN, di utilizzare 13 settimane di cassa integrazione ordinaria con l’obbiettivo di prendere tempo per una diversa soluzione.
Il management non ha ancora risposto.
È evidente che queste settimane sono cruciali per la vertenza.
L’INTERVISTA
Incontriamo al telefono Matteo Moretti uno dei leaders del collettivo ed RSU GKN Fiom.
Caro Matteo, la Martinella è tornata a suonare come ogni anno ma certo con una ragione in più.. il vostro invito ad insorgere continua a raccogliere simpatia, consenso e partecipazione.
Abbiamo deciso di manifestare nell’anniversario della liberazione di Firenze anche per sottolineare la continuità della nostra lotta con chi aveva combattuto in nome della libertà nel 1944. Abbiamo raccolto quel vessillo per dire con forza che serve una nuova liberazione. La partecipazione è stata straordinaria, della città, delle fabbriche.
Il governo ha, come spesso accade,chiesto alla proprietà di revocare i licenziamenti e fare cassa integrazione. Come si concilia questa proposta con la necessità di fare recedere Melrose dalla delocalizzazione ?
Consideriamo insufficiente la proposta del governo alla quale peraltro il management non risponde.
La cassa integrazione deve servire a mantenere aperto lo stabilimento recuperando le commesse da Stellantis, deve essere riconosciuta a tutti i lavoratori appalto compreso e serve una integrazione economica. In ogni caso il presidio non si revoca. Abbiamo dubbi enormi su ipotetici compratori privati. Esiste purtroppo una lunghissima sequela di fantomatici imprenditori a cui sono state vendute o regalate imprese, dalla Fiat di Termini Imerese alle acciaierie di piombino, operazioni tutte fallimentari.
Cosa chiedete al governo in sostanza?
In sostanza chiediamo che si adoperi per obbligare Stellantis a chiedere che la componentistica che fornivamo sia prodotta nuovamente a Campi Bisenzio. Oltretutto Stellantis, ex FCA, ha sempre preteso una filiera nazionale intorno ai suoi stabilimenti. Vogliamo anche sottolineare che le produzioni GKN non vengono meno con il passaggio all’elettrico.
I giorni passano purtroppo. Il prossimo 22 settembre termina la procedura di legge sui licenziamenti. L’azienda deve ritirarli.
Avete pensato ad un’ipotesi B, alla possibilità di una soluzione atipica di un’autogestione dello stabilimento sull’esempio di altre fabbriche recuperate in Italia come in altri paesi?
La questione che abbiamo davanti riguarda la mission di questo stabilimento. A noi serve un cliente, ovvero una casa automobilistica , per avere la certezza di commesse. Immaginare che la soluzione della vertenza passi da una scelta stellantis è la strada che continuiamo a immaginare perché più logica e semplice. Al momento è così.
Tra le tantissime attestazioni di solidarietà avete ricevuto anche quelle di alcuni lavoratori stellantis.
Non sarebbe utile allargare il fronte agli stabilimenti stellantis in Italia ?
Abbiamo avuto solidarietà ma anche disponibilità a lottare insieme da parte di alcuni lavoratori e delegati Stellantis. Un fatto importante e in qualche modo necessario visto che non è chiaro quale riorganizzazione farà il management Italo francese dopo la fusione. Il rischio di un forte ridimensionamento delle produzioni in Italia è reale. Ci auguriamo che il sindacato tutto lavori a unire i lavoratori e le lavoratrici in un settore che è ancora centrale per l’industria.
Si parla nuovamente di una legge contro la delocalizzazione. Cosa ne pensate?
Consideriamo una nostra vittoria che ci sia in questi giorni una spinta forte verso una legislazione punitiva, sul.modello francese, per le imprese che delocalizzano. Vorremmo partecipare a questa discussione non subirla perché una legge che semplicemente renda poco più onerosa la delocalizzazione rischia di legittimare queste operazioni.
Avete denunciato che il management GKN ha ordito la chiusura dello stabilimento e lo spostamento delle produzioni senza far trapelare nulla. Sembra incredibile. Un po’ lo specchio dei tempi rispetto alla qualità del management delle imprese..
Si, davvero un pessimo esempio di responsabilità sociale di impresa. Facevamo gli incontri sindacali per parlare del futuro, dell’organizzazione, degli investimenti e questi organizzavano la chiusura della fabbrica. Sono stati acquistati macchinari nuovi, una cosa incredibile.
È da mesi che organizzavano la chiusura.
Come pensate di proseguire la vertenza? Qui sono i prossimi appuntamenti?
Ovviamente dobbiamo seguire con crescente mobilitazione i giorni che restano rispetto alla procedura di licenziamento collettivo. Abbiamo intenzione di proseguire la lotta perché la vertenza GKN in qualche modo la consideriamo pilota.
Abbiamo chiesto alla Regione Toscana di organizzare una seduta del consiglio regionale ai cancelli della fabbrica.
Serve una mobilitazione generale nel paese. Non possiamo permettere che fondi di speculazione e multinazionali sfruttino donne, uomini e territori per poi abbandonarli. GKN non è una azienda in crisi. Non lo è economicamente, non lo è per le commesse che ha nel portafoglio ordini. La politica, il sindacato si devono svegliare davvero. Non possiamo assistere alla distruzione del nostro patrimonio industriale. Noi vogliamo salvarle le fabbriche. Così come fecero nel 1944 i partigiani.
La Martinella è suonata per tutti. Insorgiamo