Di Fabrizio Burattini
Nei giorni scorsi si è registrata un’entusiasmante vittoria delle lavoratrici e dei lavoratori Volkswagen del Tennessee che hanno votato (73% nel gigantesco sito di assemblaggio di Chattanooga, 5.500 dipendenti) per formare un sindacato affiliato alla United Auto Workers (UAW), secondo i risultati confermati il 19 aprile dalla stessa direzione della Volkswagen.
Si conferma, dunque, il trend di grande sviluppo dell’organizzazione sindacale nel mondo del lavoro statunitense e in particolare tra i dipendenti delle fabbriche del settore automotive.
La prossima battaglia è già prevista per metà maggio in Alabama, presso il sito Mercedes-Benz di Vance.
Dopo le importanti vittorie sulle rivendicazioni salariali e di status per i neoassunti dei tre maggiori costruttori americani, General Motors, Ford e Chrysler, in Michigan l’ambizione di vincere sulle rivendicazioni si sta estendendo ai dipendenti dei costruttori stranieri.
Questo movimento di sindacalizzazione è in controtendenza rispetto alla tendenza che, a partire dagli anni Sessanta, ha visto il numero di iscritti ai sindacati crollare al minimo storico del 10,2% nel 2022.
Se le vittorie ottenute dagli scioperanti di Detroit nel Michigan hanno un’eco fino al Tennessee, possiamo supporre che non saranno prive di influenza sul voto nello stesso Michigan, che è uno swing state, favorevole a Trump nel 2016, poi vinto da Biden nel 2020 con il 50,6% dei voti.
Ma la cosa più importante è certamente il rafforzamento dei sindacati, elemento centrale anche e soptattutto nella costruzione di un partito indipendente della classe operaia americana. Questo non avverrà nelle cabine elettorali. Ma la sconfitta di Trump è sicuramente una condizione necessaria.
Il nuovo leader dell’UAW, Shawn Fain, per dimostrare la sua posizione offensiva appena entrato in carica, ha rifiutato di piegarsi alla tradizione di stringere la mano ai padroni delle aziende automobilistiche e si è rifiutato di sostenere la candidatura di Joe Biden. Si opporrà a una vittoria di Trump, il quale non ha esitato a dichiarare: “Penso che Shawn Fain non stia facendo un buon lavoro nel rappresentare il suo sindacato, perché tra tre anni non ci sarà più un sindacato. Questi posti di lavoro scompariranno perché tutte le auto elettriche saranno prodotte in Cina”.