MESTO ADDIO AD ALITALIA, DA DOMANI NON VOLA PIÙ

Foto di ignoto - www.corriere.it, Pubblico dominio, Link

Mentre siamo ancora distratti dalla pandemia nel silenzio generale aumentano luce, gas, benzina e si fa strage di aziende, siano esse nuove holding che storici marchi.

È il caso di Alitalia, forse l’azienda che più ha sofferto nei decenni dello smantellamento delle istituzioni e dell’incapacità della politica di gestire la cosa pubblica, a partire dai governi di mera lottizzazione che non hanno mai saputo assegnare alla compagnia manager capaci per favorire clientele e cordate, passando poi da quel governo Berlusconi che in nome di un risanamento che non c’è stato ha affidato ad un manipolo di soggetti definiti “capitani coraggiosi” il cui unico coraggio è stato quello di contribuire all’ulteriore degrado aziendale scappando con il denaro pubblico loro generosamente assegnato come se fosse destinato ai dipendenti, per finire con l’attuale svendita degli asset strategici e del personale che nonostante il ridimensionamento già avvenuto negli anni dovrebbe ora subire ulteriori tagli persino in violazione di quelle che sono le leggi vigenti sui passaggi societari: lo stato che si trasforma in tiranno derogando alle sue stese leggi.

Così, senza battere ciglio, dopo aver fatto strage di denaro pubblico oggi Draghi e ITA fanno strage anche di posti di lavoro.

Questa sera Alitalia chiude per sempre come previsto e richiesto dall’Unione Europea che dopo l’euro “ci chiede” Alitalia buttando 75 anni di storia del trasporto aereo, 10.400 posti di lavoro e l’unico servizio pubblico aereo nazionale, così che se da domani si chiederà la continuità territoriale con le isole e con qualsiasi altro angolo italiano non lo si potrà fare.

Al grande pubblico può sembrare un’operazione solo vantaggiosa e senza costi, finalmente si chiude il pozzo perdente di Alitalia e si mandano a casa i superpagati dipendenti che gravano sulle nostre tasse.

Invece non è così, ITA, la compagnia tutta privata che rileva gran parte del vettore, è finanziata da soldi pubblici ed i salari del personale già inferiori a quelli delle altre compagnie di bandiera europee che domani stapperanno bottiglie di champagne per la gioia di poter cannibalizzare un concorrente pericolosissimo.

Quanto durerà ITA? E quanto ci costerà l’intera operazione?

Nessuno lo sa perché se la politica non è riuscita in tanti anni a rilanciare una compagnia cui mancava solo di vendere biglietti, questo è da sempre il punto debole ben conosciuto, la stessa politica non potrà fare meglio.

Ad Alitalia serviva “solo” un management adeguato e certo questo non poteva arrivare da nessun governo appiattito sulle logiche dei mercati, tantomeno quello guidato da un ex bancario.

Dopo le assemblee tenute negli ultimi due giorni oggi i lavoratori hanno deciso di formare un presidio permanente unitario a Fiumicino, con una sola parola d’ordine: resistenza!

Resistenza contro la svendita, resistenza contro la disattenzione delle leggi perpetrata addirittura dal governo, resistenza contro lo smantellamento dello stato sociale e del servizio pubblico, resistenza contro gli attacchi ai diritti dei lavoratori.