DI DAVIDE CERINA
Da residente in Lombardia e lavoratore dell’Emilia sembro fuori luogo a parlare di Sanità Toscana se non fosse che sono nato a Livorno dove ho vissuto, studiato e lavorato fino all’età di 35 anni (oggi sono un giovane 57enne), dove la mia famiglia ha vissuto una vita fino a trasferirsi vicino a me solo un paio di anni fa e dove ho perso un fratello, deceduto nel 2015, schiacciato dai perfetti ingranaggi della Sanità Toscana… quella nuova… quella del politico Rossi.
Qualche giorno a casa per fortuna solo con malesseri stagionali…. Un momento decisamente ottimo per riordinare carte ed idee. Sia le mie, sia quelle di mio Padre che ormai affetto da un Parkinson ha lasciato a me da gestire.
Trovo “La nuova sanita toscana” di Daniele Rovai.
Come tutti gli scriptomani, non amo leggere e quindi ne leggo dei pezzi qua e la ma ne intravedo subito tenore, argomenti, denunce, obiettivi. Mi si sveglia il lobo guerriero.
Trovo anche una discreta raccolta di mail, grazie al maniacale archivismo del mio anziano genitore, intercorse fra Lui, Istituti, Istituzioni che lamentano inefficienze a tutto tondo, errori di valutazioni, richieste di aiuto ed altro.
Molte inascoltate, le altre attentamente dribblate.
Mio fratello, nel 2006, a causa di un trauma all’addome ed agli altri inferiori, è un invalido al 100 percento con discrete possibilità di vita autonoma e forse di inserimento nel mondo del lavoro. Quello stesso inserimento mancato fino a 35 anni che tanto ha pesato sul suo disagio psicofisico e che lo ha condotto come un treno contro un muro fino al trauma.
Nel 2013, alcuni accertamenti hanno svelato il perché di alcune problematiche persistenti che sembravano essere dovute al necessario enorme uso di farmaci legati alla sua inabilità. Gli viene diagnosticato un angioma cavernoso in fase espansiva nell’area celebrale di contatto tra il midollo spinale e la neuromassa.
Decisamente poco operabile e poco raggiungibile, punto critico di neuropassaggi … una ubicazione certamente sfigata.
Apprendo, insieme a mio fratello ed a mio padre, che Livorno è un centro neurochirurgico di eccellenza, naturalmente affermato dallo stesso che lo guida. La mia esperienza in tema di contrattazione e relazione mi permette di capire come porre le questioni per avere le risposte che voglio e mi è chiaro che il Neurochirurgo pone il problema a mio fratello in maniera che l’unica risposta ragionevole è un consenso all’operazione. Alternativa ? La morte certa e sofferente.
Qualche mia domanda apparentemente impertinente provoca una affermazione da parte del Neurochirurgo, che ancora oggi porto scolpita nella testa: se non avessi il vostro consenso in quanto parenti, potrei decidere io nell’interesse del Paziente.
Non abbiamo né alternative né forze per opporci salvo allungare la questione e creare strascichi in una situazione psicologica già in equilibrio precario, quindi l’operazione si fa e si conclude dopo 10 ore di intervento con l’esultanza del Neurochirurgo: operazione riuscita !
Certamente il curriculum di questo tal dei tali in una neurochirurgia senza nessuna vocazione storica ai grandi interventi si è arricchito di un intervento tecnologico e difficile da fare scuola di tecnica. La sua esultanza significava di fatto che il paziente era vivo ma dimentico del fatto che mio fratello ne usciva paraplegico, con una semi paresi facciale, contaminato da un virus operatorio, accessoriato con due drenaggi celebrali del liquor … praticamente una larva.
Tre mesi in rianimazione, altri tre in subintensiva, hanno lasciato il segno su due anziani genitori che giornalmente hanno fatto giorni e notti in un ospedale tutto sommato a 20 minuti da casa.
Credo però che il culmine si sia raggiunto con i successivi sei alla subintensiva specialistica di Viareggio, un’ora in treno. E gli ancora successivi tre a Massa, un’ora e mezza in treno. Per due persone ultresettantenni penso sia stato troppo.
Se questa è la “nuova sanità toscana” penso che chi l’ha pensata debba ritornare a scuola per riuscire a mettere insieme la capacità di analisi che non ha mai imparato. Ovvio che non si può pretendere che ogni centro abbia tutte le specialità ma non si può neanche pensare che a girare per mezza Toscana siano i pazienti ed i loro familiari a spese loro. La realtà delle cose è che questa nuova sanità risparmia spostando i costi su altri soggetti senza perdipiù creare il minimo di efficienza mentre gli altri istituti, INPS in prima fila, si guardano bene dal funzionare a supporto fino in fondo attaccandosi agli orpelli normativi senza una visione complessiva delle gravità e felle realtà.
A niente valgono oltretutto le richieste di aiuto che vengono abilmente eluse o anche intercettate e disinnescate proprio da quegli istituti o istituzioni che apparentemente si pongono al fianco del debole. Altro che diritti del malato e paladini della difesa civica toscana
Le grandi opere promesse poi, in parte realizzate e che in parte non saranno mai terminate, non sono fatte per la salvezza della popolazione ma costituiscono una grande tangente all’industria privata e sono del fumo politico negli occhi di chi deve decidere a chi dare il voto. A cosa devono servire quattro nuoci ospedali se nln funzionano quelli che ci sono.
Il meccanismo politico è una entità autoreferenziale che vive in simbiosi con la spesa che produce e si alimenta e scambia favori con chi gli restituisce economicamente il favore, non è certo garante si diritti socialmente rivendicabili.
Mio fratello è morto dopo altri quattro mesi passati a casa, immobile nel letto, e dove l’assistenza promessa in cambio di una dimissione recepita a malincuore si è rivelata carente, improvvisata e naturalmente non di sabato e domenica.
Il reparto cure palliative lo ha visto gli ultimi due giorni di vita.
Scrivo queste poche righe con l’amaro in bocca. Mi ero ripromesso di archiviare il problema ma, purtroppo continuo a vedere gli amministratori Toscani sbandierare i loro risultati per ottenerne consenso politico e credo che qualche testone debba cercare di fermarli svelando il loro gioco, se non fosse già abbastanza chiaro.
Mio fratello sarebbe morto ugualmente ma sarebbe stato meno cavia, e forse avrebbe sofferto meno ma soprattutto i miei due anziani genitori avrebbero potuto dedicarsi al solo disastro psicologico della perdita di un figlio di 44 anni senza devastarsi fisicamente e potendo vivere una terza età dignitosa.
I soldi che gli è costato questo “incidente” in questa sanità pubblica lo sanno sono loro … e meno male che era pubblica, invece di salvarne uno ne ha fatti fuori tre.