DI SERGIO BELLAVITA
Chissà cosa dovrà succedere perché i più capiscano la gravità di quanto sta accadendo in questo paese.
Vietare le manifestazioni utilizzando il pretesto assurdo e inaccettabile di un virus che, pensa un po’, si annida solo nelle manifestazioni mentre disdegna feste, campi sportivi, cinema, ristoranti, scuole, uffici, è fare due passi dentro un regime autoritario.
Si può discutere del grado di autoritarismo per scoprire che tutto sommato si può fare una gita al lago o bere uno spritz in compagnia e siccome non esiste certi un gran fermento sociale non si avverte ancora un grado elevato di autoritarismo.
Ma i precedenti pesano come macigni.
La torsione autoritaria era partita ben prima del 2020 ma la pandemia ha rappresentato l’occasione storica per le classi dominanti di ristabilire (ri-stabilire) un nuovo ordine economico e sociale.
Non esiste un disegno organico, non è stato ordito un complotto ma sono accaduti una serie di eventi concatenati tra loro che hanno creato la situazione ideale, al punto che è sufficiente agire e sfruttarla appieno.
Così nella banalizzazione cinica e stupida dei due schieramenti : terrapiattisti da una parte e fedeli della scienza dall’altra il nostro presidente del consiglio si libera di un altro pezzo della costituzione.
Le ondate emotive valgono più di mille tribune elettorali.
Che fare? Manifestare contro e oltre il divieto senza dubbio, sfidando la legge.
Contro il governo Draghi e le sue politiche economiche e sociali. Io credo anche contro il Green pass ( resto a favore della campagna vaccinale).
Il tema è tuttavia come parlare a quella parte enorme di popolo che inneggia al divieto e vive di odio.
Basta avere un po’ di antenne tra il “popolo” per sentire che ormai tutti i no.. sono indistintamente accomunati nell’odio di regime: no vax, no TAV,no tap e tutti coloro che protestano e dicono no.
Il capolavoro è di Draghi.
Ogni regime ha bisogno di consenso sociale.
Oggi lo ha.
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