I nodi sono la legge Fornero e la Dini
Sul manifesto di oggi Stefano Franchi denuncia il tentativo del governo di privatizzare le pensioni attraverso una nuova campagna di silenzio assenso.
Per dirlo con estrema onestà intellettuale Stefano Franchi dimentica che la nascita dei fondi pensione cosiddetti complementari, è dovuta alla riforma Dini del 1995 sottoscritta da Cgil Cisl Uil.
Lì, con il brutale taglio ai rendimenti dato dal passaggio al contributivo, si è decretato lo scippo del tfr per rimpinguare le magrissime pensioni a venire dei giovani di allora.
Ora gli ex giovani che hanno iniziato a versare dopo il 1993 sono a regime totalmente contributivo e il loro assegno di pensione dopo 42 anni e 10 mesi di versamenti da 52 settimane (riusciranno i giovani a avere tutti gli anni coperti considerata i livelli di precarietà e turn over?) sarà all’incirca pari al 50÷55% dell’ultima retribuzione.
Per queste ragioni le campagne di silenzio assenso per l’adesione ai fondi, ultima quella del 2007 sempre in accordo con cgil cisl uil, servono a costituire la seconda gamba previdenziale ovviamente a spese dei lavoratori.
I nodi sono due: la legge Dini, il tragico spartiacque previdenziale che ha segnato un prima e un dopo nel sistema pensionistico italiano, e la legge Fornero che ha, di fatto, cancellato le pensioni da lavoro.
Purtroppo Stefano Franchi non entra nel dettaglio lasciando così diverse certezze del tutto immotivate sulla bontà del sistema attuale.
Mi procura sempre un certo sentimento di rabbia profonda, ovvero mi incazzo terribilmente, sentire il termine “pensione anticipata” per chi esce dal lavoro dopo 43 anni di versamenti.
Il governo di centrodestra non cancellerà mai la legge Fornero, non lo farà mai neanche il centrosinistra purtroppo. E le nuvole sulla tenuta del pur vergognoso sistema attuale si addensano considerato il vertiginoso calo delle nascite che farà tracollare le entrate all’istituto di previdenza.
Occorrerebbe aumentare la spesa contributiva a carico aziendale e cancellare le agevolazioni alle imprese sulle assunzioni.
Oltre a separare previdenza e assistenza.
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