CCNL METALMECCANICI: UN ALTRO SCAMBIO A PERDERE PER QUALCHE SPICCIOLO IN PIÙ

NON C’È NULLA DI BUONO NEL NUOVO CONTRATTO PER I METALMECCANICI. LE REGOLE SALARIALI RESTANO QUELLA FISSATE NEL 2016, BASATE SULL’IPCA E SULL’ASSORBIBILITÀ. E VIENE CANCELLATA LA GRANDE CONQUISTA DEGLI ANNI 70 DELL’INQUADRAMENTO UNICO

Foto di Janno Nivergall da Pixabay

Nei giorni scorsi è stato sottoscritto il rinnovo del contratto nazionale metalmeccanici dopo una lunga trattativa. La firma è stata accompagnata dai toni persino trionfalistici dei sindacati firmatari in particolare per aver ottenuto un adeguamento salariale di 112 euro al quinto livello.

Purtroppo si tratta di toni trionfalistici destituiti di ogni fondamento se si analizzano con rigore i testi dell’accordo. 

Finita la sperimentazione resta la gabbia sul salario

Nella tornata contrattuale precedente Fim Fiom Uilm accolsero un sistema salariale fondato su un meccanismo ex post. Il giugno di ogni anno, come forma di automatismo, le parti avrebbero adeguato i salari al tasso IPCA dell’anno precedente. Per tale ragione, per la prima volta nella storia contrattuale, la firma di un rinnovo non era accompagnata dalle nuove tabelle dei minimi salariali per il triennio. Tale sistema, peraltro unico nei contratti nazionali di rilievo, comportava di per sé la fine dell’autonomia rivendicativa salariale da parte del sindacato, elemento che vide un’esplicita critica persino di Susanna Camusso.

L’incremento complessivo del salario in quel triennio fu tragicamente basso,  44 euro lordi al quinto livello (livello medio alto).

Le parti decisero che quel modello sarebbe stato introdotto in via sperimentale per il triennio e sottoposto a verifica nel rinnovo successivo.

Il  testo del contratto ultimo sottoscritto dichiara esplicitamente la fine della sperimentazione e l’adozione in via definitiva del meccanismo che impedisce richieste economiche superiori al tasso IPCA.

Qui emerge l’ipocrisia di fondo di Fim Fiom Uilm in questo rinnovo. La piattaforma, premettendo la volontà di confermare il sistema salariale del CCNL 2016, avanzava una richiesta economica dell’8% sui minimi salariali in aperta contraddizione con lo stesso modello ex post che si confermava.

Delle due l’una: o disdettavano quel sistema e rivendicavano aumenti salariali superiori al tasso IPCA oppure avrebbero dovuto presentare una piattaforma senza richiesta salariale come prevede l’accordo che appunto confermavano. Era evidente che tale richiesta economica, senza una disdetta, era finta e che era stata predisposta al solo scopo di contrattare uno scambio (tutto a perdere per i lavoratori).

Ed è per questa sola ragione che Federmeccanica non ha respinto la piattaforma in quanto al di fuori delle regole.

Lo scambio: manomissione dell’inquadramento unico per qualche spicciolo in più 

Fim Fiom Uilm hanno sì conquistato 112 euro, sebbene in 4 anni e non in tre come previsto, tuttavia siamo davanti ad una concessione padronale in via straordinaria motivata dall’accettazione da parte sindacale della cosiddetta riforma dell’inquadramento unico. Concessione sottoscritta nero su bianco da entrambe le parti, è bene sottolineare.

Dietro la foglia di fico delle innovazioni tecnologiche e dei profondi mutamenti del sistema produttivo rispetto al 1973 (epoca della conquista dell’inquadramento unico), peraltro tutti elementi reali, si è agito per manomettere quell’inquadramento, fiore all’occhiello dei metalmeccanici, con l’obiettivo di cancellare l’anomalia (positiva) di un sistema di riconoscimento professionale orizzontale teso a valorizzare la capacità in termini di autonomia del lavoratore per condurlo infine verso la reintroduzione progressiva delle paghe di posto.

Il modello è quello dei chimici, categoria che, storicamente, prima di tutte ha innovato in negativo la normativa a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici.

La sostanza è che sarà molto più complesso ottenere i passaggi di categoria. Se da una parte è vero che è stato cancellato il primo livello di inquadramento (peraltro praticamente mai applicato) è vero anche che il nuovo sistema spinge verso il basso i livelli più alti.

Com’era prevedibile resta immutato tutto il disastroso impianto contrattuale del 2016. Resta l’assorbibilità del salario che nella scorsa tornata contrattuale ha consentito a molte grandi imprese di non riconoscere un solo centesimo dei miseri 44 euro del triennio.

Resta il potere di impresa sugli orari e nulla è stato fatto contro la precarietà mentre fioriscono nuove commissioni, welfare e enti bilaterali.

Per queste incontestabili ragioni c’è davvero poco o nulla da festeggiare. Cosa dovranno scambiare Fim Fiom Uilm al prossimo rinnovo per avere qualche spicciolo in più?

Oggi Fim Fiom Uilm salutano la presunta sconfitta della linea intransigente di Bonomi. Può essere che il neo presidente di Confindustria volesse emulare il suo poco illustre predecessore Boccia e fare ancora un contratto a costo zero come nel 2016 e che consideri eccessivamente oneroso lo scambio.

Tuttavia c’è poco da appassionarsi tra i lavoratori se questa è la linea vincente del sindacato…

Gli unici veri sconfitti in realtà sono proprio i lavoratori e le lavoratrici a cui per  sette anni di lavoro viene riconosciuto un incremento complessivo di 0.97 centesimi lordi (al quinto livello) per ogni ora di lavoro. Un’ulteriore pesante riduzione del potere di acquisto dei salari.

Il contratto nazionale non c’è più, almeno come valore concreto per la condizione di chi lavora e andrebbe riconquistato a partire dalla rottura di ogni regola contrattuale, di ogni gabbia che impedisce ai lavoratori di difendersi.