A distanza di una settimana dall’inizio della guerra di aggressione di Vladimir Putin contro l’Ucraina, è difficile misurare fin dove può arrivare la dinamica bellica. Una cosa però è certa: l’offensiva contro l’Ucraina segna una nuova tappa nella spinta imperialista di Putin e nell’inasprimento e nella militarizzazione dei rapporti di grande potenza in un mondo capitalista in crisi.
L’aggressione militare all’Ucraina deve essere nominata per quello che è: una guerra, condotta dal secondo esercito più grande del mondo, contro un paese e un popolo che non hanno assolutamente i mezzi per imporre un equilibrio di potere militare contro Putin e le sue truppe. Attaccando l’Ucraina, la Russia ha superato una soglia che, fino a qualche settimana fa, tutti immaginavamo invalicabile.
L’obiettivo della guerra di Putin sarebbe la “smilitarizzazione” e la “denazificazione” dell’Ucraina. In realtà, questa avventura militare è quella di una potenza imperiale che cerca di rispondere a due obiettivi: da un lato estendere i territori sotto il proprio controllo, contro l’autodeterminazione del popolo ucraino nel suo insieme; e dall’altro segnalare con brutalità alla NATO e agli USA l’opposizione russa a qualsiasi estensione dell’alleanza atlantica. E ancora una volta, tra ambizioni imperiali e caos interimperialista, è il popolo che soffre.
La resistenza della popolazione ucraina all’avanzata delle truppe russe sembra aver inizialmente ostacolato e rallentato i piani di Putin. Per quanto potente possa essere, l’esercito russo, come l’esercito americano prima di lui, non ha i mezzi per occupare e “pacificare” un paese di tali dimensioni (oltre 600.000 chilometri quadrati, esattamente il doppio dell’Italia), e probabilmente affronterà una resistenza feroce. Noi ci opponiamo a qualsiasi intervento militare diretto della NATO o dei singoli paesi dell’alleanza occidentale, che fanno parte del problema, non della soluzione, cosa che potrebbe solo far degenerare ancor di più le cose, con grande pericolo per tutti i popoli della regione e del mondo intero.
Le mobilitazioni internazionali contro l’intervento russo in Ucraina sono fondamentali, perché solo una pressione popolare globale potrà far sentire una voce che si oppone radicalmente alla guerra di Putin e alle manovre delle altre potenze imperialiste. All’interno di queste mobilitazioni, la battaglia deve essere condotta in modo che la lotta non assuma un orientamento atlantista, ridipingendo la NATO, l’UE e gli USA come “costruttori di pace”, come in Italia stanno facendo il governo Draghi, l’intero schieramento politico istituzionale e la totalità dei mass media. Il campismo di costoro è altrettanto insopportabile quanto quello di chi considera Putin come un “male minore” rispetto agli Stati Uniti e alla UE. Entrambi ci propongono di scegliere tra la peste e il colera, mettendo in secondo piano il destino dei popoli vittime delle guerre.
Condanniamo, prima di tutto, l’aggressione militare che la Russia ha lanciato contro l’Ucraina, un’aggressione che non può avere alcuna giustificazione. È urgente che questa guerra sia fermata immediatamente, che le truppe russe siano ritirate da tutta l’Ucraina e che tutti i rifugiati siano accolti. Come tale, il razzismo anti-africano all’opera in Polonia e negli altri paesi della UE contro i rifugiati “non bianchi” aggiunge orrore all’orrore, e deve essere condannato con forza.
Le sanzioni contro Putin e i suoi soci avranno probabilmente poco effetto sul corso immediato degli eventi, così come l’esclusione della Russia da vari eventi internazionali, compresa la Coppa del Mondo in Qatar. Noi non ci opponiamo alle sanzioni, purché non siano un’arma contro il popolo russo, che è già vittima delle politiche clientelari e ultraliberiste di Putin e dei suoi compari oligarchi.
Sosteniamo le forze sociali e politiche dell’Ucraina che lottano contro Putin e per il diritto all’autodeterminazione, che lottano contro la privatizzazione del loro paese e contro il regime antidemocratico ucraino in mano ad oligarchi non diversi da quelli russi che affiancano Putin.
Sosteniamo tutti coloro che in Russia stanno coraggiosamente dimostrando la propria opposizione alla guerra di Putin, nonostante la repressione, gli arresti e la pressione nazionalista.
Al di là della condanna dell’aggressione di Putin e del sostegno alla popolazione ucraina e ai pacifisti russi, denunciamo la scelta degli USA e delle altre potenze imperialiste occidentali di aver voluto mantenere ed estendere la NATO anche dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia del 1991. Quella scelta manifesta le ambizioni imperiali degli USA e dei suoi alleati, al pari di quelle della Russia, in spregio ai diritti dei popoli. D’altra parte operazioni non lontane della NATO, nei Balcani, in Iraq, in Libia come in Afghanistan, mostrano la scarsa considerazione che questa alleanza militare ha per il destino dei popoli, e i danni considerevoli e duraturi causati dai suoi interventi armati.
È il momento di costruire una mobilitazione internazionalista
- Per la fine dell’intervento e il ritiro immediato di tutte le forze russe dall’Ucraina;
- Per l’accoglienza di tutti i rifugiati;
- Per la cancellazione del debito che grava sull’Ucraina;
- Per il diritto dei popoli all’autodeterminazione;
- Per la solidarietà con le mobilitazioni contro la guerra in Russia;
- Per la fine dell’espansione della NATO e per il suo smantellamento.