DI FABRIZIO BURATTINI
Gli insegnanti dell’Iran hanno organizzato tre nuove giornate di azione il 29, 30 e 31 gennaio 2022. Durante i primi due giorni sono stati organizzati sit-in nelle scuole e l’ultimo giorno si sono realizzate parecchie manifestazioni in numerose città.
Il Coordinamento dei sindacati degli insegnanti dell’Iran ha pubblicato migliaia di notizie con foto e clip. Questa grande quantità di informazioni dimostra da sola che questi tre giorni di azione sono stati ancora più massicci e ben frequentati di quelli dei giorni 10, 11, 12 e 23 dicembre 2021.
Un insegnante attivista del Coordinamento ha confermato a metà giornata del 30 gennaio che ben 11.000 scuole in 213 città del paese, comprese anche zone rurali, erano coinvolte nel movimento.
Gli insegnanti sono usciti dalle scuole il 31 gennaio, sia per riunirsi davanti agli uffici del ministero dell’Educazione nazionale, sia per manifestare nelle strade. Migliaia di insegnanti di Shiraz hanno manifestato chiedendo le dimissioni del ministro dell’istruzione. Gli insegnanti della città di Kerman hanno portato uno striscione con la scritta “I mullah non dovrebbero entrare nelle scuole” per protestare contro l’intenzione del regime di mandare più religiosi nelle scuole. Gli insegnanti delle città curde come Saghez hanno chiesto il riconoscimento dell’insegnamento della loro lingua madre, il curdo. L’Iran è un paese multietnico, ma sia il regime dello Scià rovesciato nel 1979 che il regime attuale hanno imposto la lingua persiana come ufficiale.
Un altro punto saliente degli ultimi tre giorni di azione degli insegnanti in Iran è stata la maggiore partecipazione di colleghi in pensione, genitori e studenti in solidarietà con il movimento.
Il Consiglio di coordinamento dei sindacati degli insegnanti in Iran ha anche emesso una risoluzione datata 31 gennaio. Afferma che la situazione dell’educazione nazionale sta peggiorando sempre di più. Il tenore di vita degli insegnanti è sceso bruscamente. Protesta contro il bilancio di austerità che il governo ha presentato al Madjles (il parlamento iraniano). La risoluzione ricorda che due insegnanti sono stati da tempo arrestati. I loro nomi sono Mohammad-Taghi Fallahi e Hossein Ramazanpour. Si afferma che un altro insegnante, Cha’aban Mohammadi, è stato arrestato proprio il 30 gennaio, a Marivan, nel Kurdistan. La risoluzione, naturalmente, ribadisce le richieste, tra le altre: equiparazione dei salari dei lavoratori e dei pensionati, aumento dei salari, fine della privatizzazione dell’educazione, aumento dei salari del personale di servizio nelle scuole, fine del saccheggio della cassa di risparmio degli insegnanti, garanzia della sicurezza del lavoro nell’educazione nazionale, fine della persecuzione degli insegnanti e rilascio degli imprigionati.
Le forze di sicurezza del regime hanno arrestato diversi insegnanti durante i tre giorni di sit-in e manifestazioni: Cha’aban Mohammadi e Djabbar Dousti a Marivan, Mohammad – Ali Zahmatkech e Ghahraman Hatami a Shiraz, Ahmad Heydari, Davoudi e Ahmadi a Teheran. Inoltre, il tribunale islamico della città di Karadj ha confermato il 31 gennaio una condanna a quattro anni e mezzo di prigione per Dja’afar Ebrahimi che è uno dei dirigenti del Consiglio di coordinamento dei sindacati degli insegnanti dell’Iran.