In Italia si sta preparando la giornata di sciopero generale dell’11 ottobre indetta unitariamente da tutti i sindacati di base del nostro paese. In questo quadro, vale la pena di segnalare che martedì 5 ottobre, nella vicina Francia, su appello dei sindacati CGT, FO, FSU, Solidaires e delle organizzazioni giovanili FIDL, MNL, UNEF e UNL, si svolgerà una giornata di sciopero nazionale interprofessionale.
Queste organizzazioni, nel loro comunicato stampa, “invitano le donne e gli uomini di tutte le professioni, i giovani e i pensionati a mobilitarsi il 5 ottobre, attraverso scioperi e manifestazioni, per ottenere salari migliori, per i loro posti di lavoro e diritti e una migliore protezione sociale”.
Gli obiettivi principali che hanno indotto i sindacati francesi a scendere in lotta sono l’aumento dei salari, l’abbandono della riforma delle pensioni, il blocco dei licenziamenti, la fine delle deroghe al codice del lavoro e delle garanzie collettive, la lotta contro la precarietà, contro le disuguaglianze tra donne e uomini, la fine dei tagli ai servizi, dei tagli ai posti di lavoro, dello smantellamento e della privatizzazione dei servizi pubblici, il rafforzamento degli investimenti dello stato, il ripristino di tutti i diritti e le libertà per i giovani e per il mondo del lavoro.
Sulla situazione sanitaria e sulle relative misure di restrizione dei diritti adottate dal governo francese, questi sindacati affermano che occorre opporsi alla strumentalizzazione “della situazione sanitaria da parte del governo e dei datori di lavoro al fine di accelerare l’indebolimento dei diritti e delle conquiste dei lavoratori e dei giovani” (in evidente riferimento alle misure che impongono il “green pass”, peraltro in forma meno generalizzata di quanto accade in Italia). E continuano: “L’estensione e l’indispensabile accelerazione della vaccinazione richiedono il rafforzamento dell’accesso alla salute, degli strumenti della sanità pubblica e della medicina del lavoro. E’ necessario convincere e rassicurare, non punire i le lavoratrici e i lavoratori”.
Come si vede, una piattaforma non troppo dissimile da quella dell’11 ottobre italiano. Un nuovo segnale per costruire una lotta comune in tutto il continente.